SCUTARI. Giovedì, 21 aprile 2016. Un evento ecclesiale rallegra il popolo di Dio: la Dedicazione della chiesa monastica intitolata a “Santa Chiara d’Assisi”. Ma cosa vuol dire? Come nasce questo luogo nel centro della città? E che significa: chiesa monastica?
Sono stati in tanti i sacerdoti, i missionari, i religiosi e le religiose delle diocesi albanesi e di alcuni paesi italiani a stringersi intorno all’ Arcivescovo di Scutari, Mons. Angelo Massafra, al Nunzio Apostolico Ramiro Moliner Inglès, al vescovo di Lezha Mons. Ottavio Vitale, a P. Aurel Gjerkaj, a P. Lovro Gavran e alla fraternità delle Sorelle Povere di Santa Chiara per celebrare con gioia la Dedicazione della chiesa del monastero. Tra loro anche i Frati Minori della Provincia Francescana di Lecce e i sacerdoti della diocesi di Otranto che hanno portato in processione le reliquie dei Santi Martiri di Otranto per deporle all’interno del nuovo altare. A fare festa con le sorelle Clarisse del monastero di Scutari si sono unite anche le sorelle e la Madre Abbadessa del monastero fondante, madre Diana Papa, la madre Presidente della Federazione di Puglia e altre sorelle dei monasteri della Federazione.
La Dedicazione di una chiesa è un avvenimento unico. Ed è innanzi tutto un’opera dello Spirito Santo. Il popolo di Dio adunato nel luogo preparato per il culto a Dio e per l’ascolto della sua Parola, partecipa con fede al rito della Dedicazione, guidato dal suo Pastore, il Vescovo, e in comunione con la Chiesa del cielo chiamata ad intercedere presso il Signore con il canto delle Litanie dei Santi. Dopo le Litanie e la deposizione delle reliquie dei santi nel nuovo altare, il Vescovo proclama la Preghiera di Dedicazione, in essa si invoca lo Spirito, si esprime l’intenzione di dedicare in perpetuo l’altare a Dio e si chiede la sua benedizione.
Che una chiesa sia dedicata a Dio, vuol semplicemente e straordinariamente dire che quel luogo diviene casa di Dio e di incontro con Lui e con i fratelli attraverso la preghiera e i sacramenti.
Una chiesa monastica ha la particolarità di sorgere come luogo di culto, proprio per la presenza di una comunità monastica, quale questa delle Clarisse, che stabilmente vive in monastero per dedicarsi al dialogo con Dio divenendo ponte di collegamento, mediazione tra Lui e i fratelli.
Dunque la chiesa monastica non è una chiesa in più e basta, ma rende visibile la missione specifica della comunità che stabilmente è presente in quel luogo, in quella città.
Le luci che hanno illuminato gradualmente la chiesa delle Sorelle Povere, durante la celebrazione di dedicazione, sono luci simbolo della Luce del Cristo Risorto su questa terra e su questa storia del popolo albanese che in questo luogo ha scritto in passato righe indelebili di dolore e sofferenza.
La comunità monastica è oggi come un sigillo posto da Dio che dichiara tutto il suo amore a un popolo che Lui non ha mai abbandonato. La dedicazione della chiesetta, è come l’ultimo atto pubblico che inserisce la fraternità delle Sorelle Povere nel tessuto ecclesiale e civile. Lo stesso Signore ha stabilito i tempi per avviare e concludere i lavori di costruzione e non è a caso che la dedicazione sia caduta nell’Anno Giubilare della Misericordia … è un ulteriore segno della presenza di Dio che si stabilisce tra noi, nella città degli uomini per riconciliarci a sé con il perdono.
Da questo tempio di Dio nel centro della città, dalla chiesa “Sh. Kjara” in Scutari, si continuerà a innalzare continuamente un inno di lode, una preghiera di intercessione e di ringraziamento.
La preghiera incessante scorre nascosta nelle vene della città, percorrendo le sue strade abitate di storie di fratelli e sorelle. La missione della preghiera non appare perché è “sottomessa”, cioè è messa-posta sotto, alla base, per sostenere il carico portato dall’uomo. Solo la preghiera “sottomessa” al volere amoroso di Dio, permette all’Onnipotente di compiere grandi opere nella vita degli uomini. La preghiera “sottomessa” riconosce a Dio la prima e l’ultima parola sulla storia. La sua prima Parola ha creato l’uomo dandogli luce, la sua ultima ha risorto l’uomo ricreandolo per la luce eterna.
Scrive JORGE MARIO BERGOGLIO prima d’essere papa a proposito della missione del monastero in città:
“… un piccolo inno di fede, una specie di salmo in cui la città brilla come luogo di incontro.
“La fede ci insegna che Dio vive nella città,
in mezzo alle sue gioie, ai suoi desideri e alle sue speranza,
come anche nei suoi dolori e nelle sue sofferenza.
Le ombre che segnano la quotidianità delle città,
la violenza, la povertà, l’individualismo e l’esclusione,
non possono impedirci di cercare
e di contemplare il Dio della vita
anche negli ambienti urbani.
Le città sono luoghi di libertà e di opportunità.” …
…. opportunità di incontro con gli uomini e con Dio, opportunità di vita vera se ci si nutre di comunione … se si impara a sostare nella casa di Dio per riprendere fiato e nutrimento … a questo servono le chiese in città, sono il segno che Dio sta sulle stesse strade che percorriamo! Forse proprio su quelle che di più hanno fatto soffrire!