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Intervista al csi 2015

INTERVISTA A Mons. Angelo Massafra OFM
Arcivescovo Metropolita  di Scutair-Pult
Presidente della Conferenza Episcopale Albanese
Scutari, 20/02/2015


Eccellenza come può inquadrare la situazione attuale che vive l’Albania? E il QSSH (Qendra Sportive Shiqptare)? Quali sport possono essere principali strumenti di crescita ed educazione?
L’Albania è una realtà molto giovane, come anche il S. Padre ha avuto modo di notare in occasione del suo Viaggio apostolico del settembre scorso. Non è giovane solo nei suoi figli, ma è una realtà giovane, in divenire: il cammino dalla dittatura del comunismo alla libertà non è scevro di pericoli e richiede, da parte di chi ha il compito di accompagnare questa crescita grande maturità e sensibilità, ma anche accortezza nel fornire i mezzi necessari perché questo passaggio si compia nel migliore dei modi.
Il QSSH ritengo sia uno di questi mezzi in quanto trova nello sport un’occasione particolare di formazione delle giovani coscienze ed offre, al tempo stesso, l’occasione per un dialogo intergenerazionale attorno a quei valori necessari all’Albania per uno sviluppo veramente umano ed umanizzante.
Tra le sue attività mi piace ricordare non solo quelle sportive fini a se stesse, ma anche quelle legate alla realtà associativa che meglio rispondono ai bisogni attuali del popolo albanese che ancora porta su di se i segni della diffidenza instillata dal regime dittatoriale. Ma poi anche tutte le attività sportive che portano con sé elementi fortemente educativi: primo fra tutti il gioco di squadra, ma anche la disciplina, il senso del dovere, della lealtà e di un sano agonismo che insegna a non abbattersi e a non aspettarsi dalla vita tutto come “dovuto”.
Da sempre Lei ha sostenuto e accompagnato la crescita del Csi in Albania e nei giorni scorsi ha incontrato il presidente Achini durante la sua visita a Scutari. Che contributo può dare l’associazionismo sportivo cattolico nell’educazione e l’evangelizzazione dei giovani?
Prima di tutto, colgo volentieri l’occasione per ringraziare sentitamente il CSI per l’impegno profuso in questi anni per l’implantazione in Albania. Sì, è vero: il mio sostegno al CSI e alla sua “implantatio” in Albania va di pari passo con il mio servizio di Vescovo di questa terra. E ciò perché da sempre ho fermamente creduto che non può darsi vera evangelizzazione se questa non passa anche attraverso i valori umani. Il Mistero dell’Incarnazione è sì un dato di fede, ma è anche un “metodo” –se vogliamo- che ci insegna come il divino può entrare nell’umano e trasformarlo.
Così, ritengo che l’associazionismo cattolico possa svolgere una parte significativa nell’educazione e nell’evangelizzazione delle giovani generazioni. Senza contare che, a lungo termine, la positività dell’esperienza associativa potrà portare frutti di maggiore coinvolgimento delle famiglie e favorire altresì il dialogo interreligioso tanto auspicato da papa Francesco.

“ Lo sport é di casa nella Chiesa e la Chiesa é di casa nello sport”. Lo ha detto Papa Francesco incontrando lo sport italiano. Come Vicepresidente delle Conferenze Episcopali Europee cosa le suggerisce questa affermazione del Papa?
Gli slogan rischiano di rimanere tali se non sono veri. L’affermazione del S. Padre, invece,  mi pare descriva molto bene la realtà. È un dato di fatto inconfutabile. Gli italiani hanno esempi di quanto questa affermazione sia vera se guardano a come diverse società sportive sono nate proprio all’interno della realtà ecclesiale. Ma anche il Papa lo sa bene: è noto il suo tifo per il “S. Lorenzo”.
Purtroppo, guardando alla realtà europea,sempre più secolarizzata, sempre più propensa ad assoggettare tutto, anche lo sport, alle regole del mercato e del profitto, non posso che radicarmi sempre più nella convinzione che l’associazionismo sportivo cristiano sia una risorsa irrinunciabile ed augurarmi che prenda sempre più piede; non per essere esclusivi, ma per garantire una presenza significativa nel panorama sportivo europeo.
Lei è molto attento alle iniziative dei ragazzi e dei giovani. A Scutari a giugno si farà una grande festa dello sport organizzata dal Csi in collaborazione con la pastorale giovanile della sua diocesi. Una grande festa con oltre 1500 ragazzi. Quali sono le attese?
Perché attendersi per forza qualcosa? Nel senso che i risultati della riuscita, buona o cattiva, di questa festa mi piace lasciarli al momento delle verifiche. Intanto sarei molto soddisfatto di vedere gli operatori del CSI e della Pastorale giovanile di Scutari seriamente impegnati nella preparazione di questo evento. Il bello delle cose non sta forse più nella loro preparazione?
Intendo dire che la qualità dell’evento si potrà gustare meglio se le fasi della sua preparazione saranno state accurate in tutti i particolari e ben calibrate sugli obiettivi da perseguire.
Il Csi riunisce ogni anno ad Assisi centinaia di dirigenti, quadri ed operatori del Csi. Il presidente Achini l’ha invitata per il prossimo appuntamento di Assisi 2015. Secondo lei, la testimonianza di vita di San Francesco, quale messaggio può dare allo sport e agli sportivi di oggi?
Mi tocca sul vivo con questa domanda. Come Frate Minore, prima ancora che come Vescovo, considero la spiritualità del Poverello di Assisi capace di offrire stimoli a tutti gli ambiti della vita umana, perché spiritualità evangelica a 360 gradi.
San Francesco insegna anzitutto a riferire ogni cosa al Creatore e, di conseguenza, la fraternità universale: se gli sportivi, come chiunque altro, sganciano la loro attività da questo riferimento, rischiano di svilire il senso dell’essere “creatura” accanto ad altre “creature” e il risultato sarebbe disastroso perché ci troveremmo di fronte alla prevaricazione dell’uomo sui suoi simili.
In secondo luogo, ci parla di umiltà. Si potrebbe pensare che in ambito sportivo l’umiltà serva a poco. In realtà non è così perché la vera umiltà è il riconoscimento delle proprie potenzialità come anche dei propri limiti: solo una visione chiara di se stessi permette di essere equilibrati e di calibrare lo sforzo necessario per andare oltre il proprio limite, superandosi.
Infine, Francesco ci parla di povertà e di semplicità. Lo fa perché il Vangelo insegna ai discepoli a non far conto delle proprie risorse materiali, quanto piuttosto ad andare all’essenziale per essere maggiormente credibili. Così in ambito sportivo: presumere di arrivare primi semplicemente perché più dotati di risorse materiali, priva lo sport della sua anima più vera che è quella del mettersi in gioco così come si è, senza “protesi”; quella del “vinca il migliore” e non del “si salvi chi può”.
Il Csi in questi anni ha avviato diversi progetti in vari paesi del mondo. Recentemente il Csi sta sviluppando e promuovendo tra i giovani l’esperienza del volontariato sportivo internazionale. Quanto è importante recuperare la dimensione del volontariato e della gratuità nella società attuale?
Il volontariato è una realtà che si sta molto riscoprendo anche in ambito non cristiano. Questo fa ben sperare in un futuro migliore: finché ci sarà chi ha occhi per scorgere l’altro che è vicino, allora possiamo sperare anche in una umanità più solidale e in un mondo più fraterno.Non è forse questa la vera “giustizia”? Compiere ciò che è giusto, rendere il mondo più giusto, più bello, più vivibile per tutti. Rendere il mondo la casa di tutti perché ciascuno si senta “a casa”!

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