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Intervista a kirche in not

1.    1. Vi preghiamo di darci una breve panoramica sulla Chiesa cattolica in Albania? Quali sono le sfide principali. qua sono le maggiori esigenze nel vostro paese?
Situazione attuale della Chiesa Cattolica in Albania
a. Gli inizi
Dopo quasi 50 anni di persecuzione violenta e spietata da parte del regime comunista ateo di Enver Hoxha, la Chiesa Cattolica Albanese ne usciva lacerata, decimata e sofferente ma con una fede più forte che mai, custodita gelosamente e vissuta dalle famiglie, in tutti quegli anni terribili del regime nel silenzio e nel nascondimento. Subito dopo la caduta del regime, apparvero i primi segnali di libertà religiosa fra cui la straordinaria e coraggiosa Messa celebrata da Don Simon Juban nel cimitero di Scutari il 4 novembre del 1990 aprendo così le porte verso la libertà.
Il 25 Aprile del 1993, Giovanni Paolo II raggiunse questa terra così provata e consacrò personalmente nella Cattedrale di Scutari, trasfomata in palazzetto di sport durante il regime,  4 vescovi: Mons. Rrok Mirdita per la Diocesi di Tirana – Durazzo, Mons. Frano Illia per Scutari, Mons. Robert Ashta per la zona di Dukagjin,  e Mons. Zef Simoni, vescovo Ausiliare di Scutari.
Qualche mese dopo fu nominato Cardinale – il primo Cardinale nella storia albanese –  il sacerdote Michel Kolici, novantenne, reduce da tanti anni di carcere. Nel 1992 arrivò anche il Nunzio Apostolico nella persona di Mons. Ivan Dias.
b. La situazione attuale
Attualmente le diocesi albanesi sono 5, a cui si aggiunge l’Amministrazione Apostolica che riguarda tutto il territorio meridionale della Nazione. Le Diocesi sono situate tutte al centro nord del Paese dove c’è una maggioranza cattolica. L’arcidiocesi di Scutari – Pult è guidata da Mons. Angelo Massafra, francescano, italiano di origine “arbresh”. E’ la Diocesi che ha il maggior numero di sacerdoti diocesani, religiosi e “Fidei donum”.
A Scutari c’è il Seminario Interdiocesano, con seminaristi provenienti anche dal Montenegro e dal Kossovo. Le Congregazioni femminili presenti nel territorio sono molte numerose. Le suore Stimmatine  erano presenti in Albania fin dal secolo scorso e hanno avuto una martire – Maria Tuçi – crudelmente torturata ed uccisa. Da alcuni anni sono presenti a Scutari le monache Clarisse, figlie spirituali di Santa Chiara d’Assisi, le quali hanno ricavato il loro monastero dalla vecchia sede della “Sigurimi” (la Polizia del regime), dove si trovano le celle in cui tanti martiri sono stati torturati ed uccisi.
c. Le grandi sfide e le necessità
La Chiesa Cattolica è presente ed attiva in ogni parte dell’Albania. Le opere sono tante e i frutti si vedono grazie al lavoro di tanti missionari e missionarie. Purtroppo i sacerdoti albanesi sono ancora troppo pochi. “La messe è molta e gli operai sono pochi…”. Si è fatto molto in questi anni, molte altre cose restano ancora da fare.
2. Dopo che è finita la persecuzione di ogni religione in Albania come descriverebbe la situazione attuale? Qual è il ruolo della religione oggi? C’è una maggiore consapevolezza delle chiese cristiane e il messaggio cristiano?
Uno degli aspetti più importanti del periodo della transizione post-comunista in Albania è la ricomparsa delle fedi religiose dopo l’abolizione della norma emanata nel 1967 che vietava tutte le forme di pratiche religiose. Anche se è vero che nell’arco della loro storia movimentata e tormentata da invasioni e da guerre, parte degli albanesi sono passati da una religione all’altra a seconda dei momenti storici.
E’ bene ricordare che dopo la caduta dell’Impero Ottomano e la formazione dello Stato indipendente albanese nel 1912, il governo si proclamò laico. Le esperienze delle Guerre Balcaniche e della Prima Guerra Mondiale, hanno comportato l’esigenza di accantonare ogni distinzione religiosa in nome dell’etnia comune a tutti. Per questo motivo nel periodo tra le due guerre mondiali in Albania non si conosce una religione ufficiale di stato, veniva però garantita la piena libertà di culto a tutte le confessioni religiose. Dopo la vittoria del comunismo nel 1945, gli albanesi inizialmente erano teoricamente liberi di professare la propria fede. Però la forte spinta ad educarli ad accettare e a capire l’ideologia socialista mirava alla distruzione degli usi e delle vecchie tradizioni patriarcali e conservatrici. Nel 1967, la religione ebbe un ultimo colpo con l’interdizione di tutte le pratiche religiose, e l’Albania fu proclamata il primo stato totalmente ateo nel mondo.
Attualmente, i fedeli cattolici in generale hanno una grande fede, fatta di devozioni e di pietà popolare. Ma la religione si scontra spesso con i grandi problemi che non vengono più dal comunismo e marxismo, ma dal cambio troppo veloce che la libertà ha portato agli albanesi con tutti i mali dell’occidente: corruzione, consumismo, facile guadagno, droga, prostituzione, ecc. In particolare, la mancanza di lavoro o il lavoro retribuito scarsamente continua a favorire l’esodo di tanti albanesi, in particolari i giovani, che emigrano in Italia e altrove con la speranza di trovare una sistemazione più dignitosa.
La formazione dei cattolici è quindi una grande sfida per la Chiesa che fin dall’inizio si è impegnata molto in maniera a volte eroica per far sì che il messaggio evangelico giunga in profondità nel cuore delle persone. Il cammino è tracciato, ma resta ancora tanto da fare.
3. Come descriverebbe le relazioni tra le diverse confessioni cristiane e tra le diverse religioni nel vostro paese? lavorano insieme o è più o meno una convivenza pacifica?
La convivenza tra le denominazioni cristiane e con i fratelli musulmani è pacifica, tollerante, e direi anche si cammina sempre più verso una conoscenza reciproca, e quindi un’apertura più benevola e più comprensiva. Questo, grazie soprattutto ai leader religiosi che cercano continuamente occasioni per stabilire rapporti di rispetto e benevolenza reciproca. Dopo il crollo del regime comunista nel 1991, fu abolita l’interdizione delle pratiche religiose e ci fu una rinascita graduale della religiosità, che comportò il restauro e la ricostruzione di chiese e moschee. La ricomparsa della religione nella città di Scutari è un esempio dell’armonia tradizionale delle religioni in Albania: Scutari è anche la culla spirituale dei cattolici albanesi. Nel 1990-91 quando fu riaperta la chiesa cattolica della città, musulmani e cattolici diedero un notevole contributo, e a loro volta i cattolici aiutarono l’apertura della moschea di Scutari. Dagli anni ‘90, in Albania si trovavano rappresentanti di altri culti, legalizzati dallo Stato.
4. La maggior parte degli albanesi sono musulmani sunniti. Che esperienza avete con gli albanesi musulmani, soprattutto a Scutari?
L’Islamismo arrivò in Albania con l’impero Ottomano nel 15° secolo. Nel Nord, la diffusione fu più lenta per la resistenza della Chiesa Cattolica e il suolo montagnoso che aiutò a frenare l’influenza musulmana. Ma nel Centro e nel Sud, verso la fine del 17° secolo i centri urbani avevano largamente adottato la religione del crescente élite musulmano albanese. L’esistenza di una classe di pascià musulmani albanesi ebbe un importante ruolo nella vita politica ed economica ottomana e diventò una attrattiva per la maggioranza degli albanesi.
I Musulmani dell’Albania sono divisi in due principali comunità: i Sunniti e i Bektashi ed altri gruppi minori (tarikat). I Bektashi hanno suscitato la simpatia dell’Occidente per la loro attitudine al sincretismo.
    Nella lettera pastorale “Fides e Patria”, che noi Vescovi Albanesi abbiamo scritto per il 100 della Indipendenza dell’Albania, abbiamo scritto:
    “In una realtà multiculturale e multireligiosa, quale è quella albanese, urge l’impegnativo compito di lavorare tutti assieme per il bene del Paese. Parimenti è importante il dialogo e la riconciliazione tra culture e credi diversi. Pur sentendo di dover ringraziare il Signore perché il passaggio dal regime comunista alla democrazia si è realizzato senza violenza e vendette, non si può certo affermare che gli animi si siano del tutto riconciliati tra loro.
    Facciamo, pertanto, appello a coloro che ci guidano nella politica perché ricerchino per il bene della nostra patria un linguaggio di mutua comprensione, in modo da rendere lo sviluppo democratico il più rapido e giusto possibile. Un buon esempio in tal senso è dato dalle comunità religiose, le quali, avendo ereditato dal passato un dialogo cordiale ed armonico, oggi ne fanno esperienza, pur se ciò deve sempre essere salvaguardato e difeso da tendenze fondamentaliste. I responsabili religiosi d’Albania hanno incoraggiato e continuano a favorire il dialogo interreligioso quale valore radicato nella cultura del nostro popolo. Esso non è mancato nei momenti difficili della nostra storia, specialmente durante il tempo della costituzione del nuovo stato ed il distacco dal secolare potere ottomano; ma esso non é venuto meno neanche al tempo delle comuni sofferenze vissute durante il comunismo e, tanto meno ai nostri giorni, nell’impegno per ricostruire le istituzioni religiose. Un simile esempio deve esortare anche altri attori a perseguire le vie del dialogo e della comprensione, per il futuro dell’Albania.”

Attualmente in Albania vi sono relativamente pochi segni dell’Islam conservatore. Al di là dell’aumento delle donne con il velo e la questione recente del foulard a scuola, la stragrande maggioranza dei musulmani albanesi sono fieri della propria tradizione di tolleranza e convivenza religiosa.

5. Alcuni osservano una crescente influenza di un islamismo sostenuta dalla Turchia e Arabia Saudita. Si dice che entrambi i paesi cercano di spingere la loro visione dell’Islam. E’ giusto?
a. L’ influenza turca nella penisola balcanica è economica e contemporaneamente religiosa.
Per garantire una solida presenza turca nella regione, la Turchia ha avviato due politiche parallele: una, volta ad aprire la strada sulle questioni di sicurezza e collaborazione, l’altra, funzionale a rafforzare l’interdipendenza economica e culturale.
Fondamento dell’azione turca nei Balcani sono le comunità musulmane, presenti in Albania, Kossovo e Bosnia. La Turchia é attiva nella ricostruzione delle infrastrutture nazionali di Kosovo e Albania, nelle quali ha investito molto. E’ presente in quasi tutti i principali settori: dalle banche alle telecomunicazioni, dall’industria automobilistica a quella agroalimentare. E’ chiaro che la Turchia, a distanza di un secolo, è tornata nei Balcani.
b. L’Arabia Saudita finanziò l’importazione di più di mezzo milione di copie del Corano, cifra che ha superato la domanda effettiva, tanto che nelle moschee si potevano vedere nei primi anni ‘90 innumerevoli pacchi mai scartati di questi volumi. Un portavoce dell’agenzia dell’aiuto islamico impegnato nella distribuzione degli aiuti ha affermato che gli albanesi musulmani erano come spugne asciutte, disposti ad assorbire qualsiasi cosa venisse loro offerta. Verso la metà degli anni ‘90, furono costruite scuole islamiche e giovani furono mandati in Turchia, Siria, Arabia Saudita ed Egitto per potervi studiare teologia islamica. Varie organizzazioni islamiche straniere hanno finanziato le spese degli albanesi che hanno espresso la volontà di recarsi alla Mecca al pellegrinaggio del Haxhi.
Recentemente la massima autorità musulmana in Albania ha istituito un comitato ad hoc per seguire la costituzione della prima università islamica nel paese una volta ottenuta l’autorizzazione del governo di Tirana. L’Università spera di accogliere studenti provenienti dal Kosovo, dalla Macedonia e Albania. Le guide moderate islamiche del paese ritengono importante l’apertura di tale università in Albania per far sì che i giovani musulmani non debbano recarsi altrove e inculcarsi con dogmi e ideologie fanatiche che non rispecchiano la tradizione albanese.
6. Una corruzione epidemica e molti conflitti ostacolano lo sviluppo politico ed   economico del suo paese. Lei condivide questo punto di vista? Cosa si può fare per risolvere questi enormi problemi?
Povertà, disoccupazione, corruzione, litigiosità esagerata, elezioni nel rispetto degli standard internazionali, rafforzamento dello Stato di diritto e maggiore collaborazione fra le forze politiche, gli interessi nazionali prima di quelli partitici o clanici: Sono queste alcune delle sfide che l’Albania deve affrontare. Sfide e prospettive che abbiamo rilevato nella lettera pastorale “Fides et Patria”, insistendo che “senza virtù non c’è Patria”.
                            Mons. Angelo Massafra OFM
Scutari, 21/11/2012